Quante volte abbiamo detto o sentito la frase: “Quel viaggio mi ha cambiato la vita?” Credo un’infinità di volte ed è proprio così. Ci sono viaggi che ci stravolgono dentro e al nostro rientro non siamo più le stesse persone che eravamo prima della partenza. Io ho provato questa sensazione dopo alcuni viaggi che mi hanno scosso, mi hanno fatto riflettere su ciò che realmente volevo e non volevo nella mia vita. Mi hanno aperto gli occhi sull’importanza del tempo, una delle cose più preziose che abbiamo, ma che la maggior parte di noi dà per scontato. Pensiamo di avere tanto tempo e che lo avremo per sempre, ma in realtà non è così.
Viaggiare c’insegna tanto e questo ci permette di crescere, di abbattere le nostre barriere mentali e di arricchirci interiormente.
Uscire dalla nostra comfort zone ci dà la possibilità di metterci in gioco e vivere esperienze che pensavamo fossero impossibili o che mai avremmo saputo gestire.
Viaggiare può offrirci opportunità uniche che ci stravolgono la vita, proprio come è successo a Gerard, un ragazzo catalano partito per l’ennesimo viaggio della sua vita che nel giro di poco si è ritrovato proprietario di un ostello di successo a San Agustìn, una piccola e turistica località in Colombia.
La sua storia mi ha colpito, così ho deciso d’intervistarlo per raccontare la sua esperienza in modo da poter essere d’esempio per tutte quelle persone che vorrebbero cambiare vita, ma non lo fanno per paura dei cambiamenti, per paura dell’ignoto, per paura di scegliere e si nascondono dietro le solite scuse del non posso, avrei voluto ma…
Nella vita bisogna scegliere e agire. Non bisogna lamentarsi e poi non fare nulla per cambiare. I cambiamenti sono difficili, ma possono regalarci tante soddisfazioni. Ovviamente non andrà sempre bene, ma è meglio rischiare e poter aver la possibilità di vivere la vita che sogniamo o restare fermi aspettando che ci succeda qualcosa di bello?
Io credo che ognuno di noi dovrebbe provare a vivere la vita che sogna e desidera perché ne abbiamo solo una e non avremo un’altra possibilità. Non è mai troppo tardi per ricominciare.
Viaggiare mi ha insegnato ad avere il coraggio di provarci e riprovarci e se dovesse andare male, non avrò il rimpianto di non averlo fatto. Ho incontrato tanti viaggiatori, alcuni anche molto grandi di età, che avevano stravolto la loro vita per inseguire il proprio sogno. Alcuni ci erano riusciti, altri no, ma non avevano rimpianti per averci provato.
Ciao Gerard, come stai? Di dove sei?
Ciao Fabio, sto bene grazie. Io sono di Barcellona
Quanti anni hai e da quanto sei il proprietario dell’ostello Bambù?
Ho 34 anni e ho comprato questo ostello circa 4 anni e mezzo fa.
Prima di questa intervista mi hai anticipato di avere una storia curiosa che riguarda l’ostello, ce la vuoi raccontare?
Si è la verità, è una storia curiosa e ogni volta che la racconto alla gente, tutti esclamano “WOW”.
Ero appena giunto in Colombia per iniziare il mio viaggio in Sud America e nel Deserto della Tatacoa conobbi una coppia israeliana e una ragazza di Bogotà con i quali decidemmo di viaggiare verso San Agustìn. Arrivammo all’ostello Bambù, ma la coppia israeliana preferì spostarsi in un altro ostello un po’ più lontano dal centro e più economico. Io per rimanere in gruppo andai con loro, ma il giorno dopo la ragazza di Bogotà sarebbe dovuta tornare nella capitale e io decisi di spostarmi al Bambù perché aveva una posizione migliore, più vicino al centro. Una volta giunto in ostello una delle due ragazze che lo gestiva mi disse che la struttura era in vendita e incuriosito da ciò le chiesi il prezzo. Da qual momento iniziammo a parlare fino a quando la fermai e le dissi: “dammi due minuti”. Chiamai subito mio padre per spiegargli la situazione e chiedergli un aiuto economico, ma la sua risposta fu negativa, aggiungendo che ero diventato pazzo. Chiusi con mio padre e chiamai qualche amico per vedere se qualcuno di loro mi avrebbe potuto aiutare dal punto di vista economico, perché io avevo una parte della somma richiesta, ma non bastava e nessuno decise di aiutarmi.
Mentre accompagnavo la ragazza colombiana alla stazione dei bus, vidi la coppia israeliana e li chiamai per dirgli che l’ostello era in vendita e per sapere se fossero interessati all’acquisto. La loro risposta fu positiva e così dopo aver lasciato la ragazza, tornammo in ostello affinché loro potessero vederlo, ma misi subito le cose in chiaro dicendo che l’avremmo acquistato a società al 50%, altrimenti non se ne sarebbe fatto nulla. Una volta in ostello lo guardammo con attenzione e senza dilungarmi sui dettagli, tre giorni dopo eravamo a Bogotà a firmare il contratto preliminare di compravendita.
Io lo so che potrebbe sembrare una pazzia, però credo che nella vita ci si penta di più di ciò che non si è fatto che di quello che si è fatto. Io avevo questa opportunità, ma non avevo l’intera disponibilità economica. I soldi vanno e vengono, puoi guadagnare o perdere tutto, però penso che chi non risica, non rosica. Io ho rischiato e oggi sono molto felice. Questo per me è uno lifestyle e sono molto contento di questa pazzia fatta alcuni anni fa.
Prima di partire pensavi che la tua vita sarebbe cambiata così drasticamente?
No, no, no… Non avevo assolutamente nessun piano, ma quando scrissi su Facebook che avevo comprato un ostello, un mio amico commentò che era un’evoluzione logica per chi come me aveva viaggiato per tanti anni. Lui credeva che sarei finito a lavorare in un’agenzia di viaggi o in un ostello. Io viaggio da quando avevo 20 anni ed era solo questione di tempo che sarebbe successo qualcosa di simile. Mi sono trovato nel momento e nel luogo esatto. Niente di più. Ho avuto coraggio nel fare questo passo, perché molta gente nella stessa situazione non avrebbe avuto il coraggio di farlo.
Prima di acquistare l’ostello di cosa ti occupavi a Barcellona?
Non vivo a Barcellona da diversi anni. La Colombia è il sesto paese nel quale vivo. Sono stato in Australia, Tailandia, Canada, Irlanda, Spagna e ora Colombia. Prima di venire qui, ho vissuto due anni in Australia facendo lavori casuali che mi hanno permesso di mettere da parte un po’ di soldi che ho utilizzato per acquistare l’ostello.
Com’è la collaborazione con il tuo socio?
Gestiamo l’ostello al 50%. Ognuno di noi lavora sei mesi e per i restanti sei siamo liberi, ma ora a causa della pandemia mi fermerò un anno e poi ci daremo il cambio, però generalmente sono sempre sei mesi e sei mesi, ma non siamo rigidi. Se un anno dovessi lavorare sette mesi, l’anno successivo avrei 7 mesi di vacanza.
Prima mi hai detto che hai viaggiato per molti anni, quale tipo di alloggio preferivi? Camping, ostelli, hotel?
Essendo un viaggiatore zaino in spalle e viaggiando per tanto tempo, sceglievo sempre la soluzione più economica. Sempre. Preferivo gli ostelli perché oltre ad essere economici ti permettevano di socializzare e conoscere molta gente. Oggi invece è un po’ diverso, perché vivendo in un ostello, in vacanza cerco una sistemazione privata per avere i miei spazi, perché un conto è viaggiare per un periodo e fermarsi in un ostello e l’altra è viverci.
Cosa vorresti dire alle persone e principalmente alle ragazze che hanno paura a viaggiare sole e condividere una stanza?
Voglio dirti una cosa che sinceramente mi ha stupito molto. Per esempio ieri c’era un solo ragazzo e sette ragazze che alloggiavano nell’ostello e in questi anni la tendenza è stata sempre la stessa. Ci sono state sempre più ragazze, rispetto ai ragazzi, che viaggiavano sole e sinceramente questa tua domanda mi sembra alquanto strana. La paura delle ragazze, secondo me, dipende dal contesto nel quale sono cresciute e dall’educazione che hanno ricevuto.
Cosa è cambiato nell’ostello a causa della pandemia? Prima la maggior parte degli ospiti erano stranieri, mentre ora?
Prima della pandemia i principali cliente erano francesi, seguiti da tedeschi, ma in generale erano europei. Ora per la maggior parte arrivano colombiani. Continuo sempre a lavorare con gli stranieri, ma molto meno. Prima della pandemia avevo ogni giorno almeno venti persone, oggi invece quattro o cinque, però dipende dalla stagione. Fortunatamente, essendo proprietario dell’immobile, questa situazione non mi preoccupa molto, ma se avessi dovuto pagare un affitto sarebbe stato un grosso problema. Nella vita bisogna adattarsi per non morire e io ho fatto proprio questo; ho convertito un dormitorio in due stanze private per accontentare la clientela colombiana, che preferisce la stanza privata al dormitorio condiviso.
Perché offri la possibilità ai volontari di fermarsi nel tuo ostello?
Io amministro l’ostello da solo e ho bisogno di un aiuto. Potrei chiamare una dipendente, ma una cosa a favore del volontariato è che ogni volontario ha una sua abilità, una conoscenza. Ci sono videomaker, imbianchini, artisti etc. Oltre a questo, la presenza di un volontario mi dà la possibilità di uscire e non rimanere bloccato nell’ostello tutto il giorno e tutti i giorni.
Molte persone vorrebbero acquistare o aprirsi un ostello, qual è il segreto affinché tutto funzioni per il meglio?
Bene, quello che posso dirti è che io non avrei potuto comprare un ostello a 20 anni senza aver viaggiato per il mondo, perché non avrei avuto l’esperienza. Io e il mio socio abbiamo viaggiato tanto e questo ci ha permesso di accumulare esperienza e sapere cosa vuole l’ospite, il viaggiatore backpacker, di creare un ambiente accogliente, caldo. La gente arriva, vede la reception e senza aver visto altro esclama: “Wow, che bello!”. Per me è una soddisfazione. Quando un ospite se ne va e mi ringrazia per i giorni trascorsi dicendo che l’ostello Bambù è uno dei migliori ostelli nel quale è stato, questo mi gratifica. I soldi vanno e vengono, non sono la cosa più importante. Ovviamente va mantenuto, però l’importante è che la gente stia bene. Io non lo vivo solo come un business, ma anche per amore. Se tu fai qualcosa con amore, si nota e funziona bene.
Tu pensi che l’ostello sia una parte della tua vita, che sarai qui fino alla pensione o non pensi molto al futuro e a quello che succederà?
Io penso che nella vita ogni cosa sia un’esperienza che può durare due, tre o dieci anni, ma quando il tuo corpo ti dice che è giunto il momento di cambiare, non si deve avere paura del cambiamento. Nella mia vita ho cambiato molte volte e ogni volta ero eccitato da un nuovo inizio. L’idea che una persona lavori tutta la vita alla stessa cosa, mi rattristisce. Come si può fare sempre lo stesso lavoro senza aver provato altro? Ora sono qui da quasi cinque anni e sto bene, ma se fra altri cinque il mio corpo mi dirà di cambiare, beh lo farò. Il futuro è un’incognita e non bisogna averne paura.
Nel video seguente potete ascoltare l’intervista completa.