Durante la mia avventura, alcuni viaggiatori mi hanno parlato della VALLE DE COCHAMÒ come di un luogo meraviglioso e imperdibile situato nella zona de Los Lagos, verso il confine con l’Argentina. Il suo nome deriva dalla lingua Mapuche e significa “dove le acque s’incontrano”, infatti nella valle s’incontrano diversi fiumi.
Per molti è lo Yosemite del sud America e attira ogni anno tantissimi amanti della natura e dell’avventura. Qui, infatti, ci sono diverse vette che è possibile scalare, alcune hanno corde fisse per facilitare la salita, che regalano panorami meravigliosi e indimenticabili.
Fin qui tutto bello, ma nessuno mi aveva detto come sarebbe stato arrivarci, quindi andiamo con ordine.
Il primo bus diretto a Cochamò parte da Puerto Varas alle 8.30 dalla piazza centrale e, dato che mi aspettano diversi chilometri da percorrere prima di raggiungere il camping LA JUNTA, la mia destinazione finale situato nella valle, decido di prendere proprio questo bus. Chiedo all’autista d’indicarmi la fermata più vicina all’inizio del sentiero, che in realtà si trova proprio di fronte. Durante il tragitto in bus, il cielo inizia ad annuvolarsi e io inizio a sperare che non piova. Alle 11:00 l’autista mi avvisa che siamo arrivati, così lo ringrazio e scendo.
Ci sono, da qui in avanti tocca a me.
Ho deciso di trascorrere tre giorni nella valle, così mi sono attrezzato con tutto il necessario per accamparmi e mangiare. Nel campeggio non ci sono elettricità, acqua calda, wi-fi o segnale telefonico e nessun comfort al quale siamo generalmente abituati. È situato nella natura incontaminata ed è proprio bello per questo.
Attraverso la strada e mi trovo all’inizio del sentiero, dove erroneamente leggo 4,7 km per la mia destinazione. Penso che non siano molti, anche se ho uno zaino di 18 kg sulle spalle e ha iniziato a piovere.
Dopo circa 500 m di cammino, un signore che lavora in un ranch lungo il sentiero, mi offre un passaggio per circa 2 km e mi dice che con la pioggia non è facile arrivare al camping La Junta. È vero che il sentiero sterrato non sia il massimo della comodità, ma credo manchi poco e non dovrei avere problemi.
Quelli che sarebbero dovuti essere 4,7 km, in realtà erano per raggiungere un altro campeggio situato lungo il sentiero, ma non quello al quale ero diretto io.
Dopo circa 8 km, trovo un cartello con la scritta “fine del percorso”, così domando ad un signore dove fosse il camping La Junta e mi dice di continuare dritto in un piccolo sentiero per circa 4 ore. Mi illudo che si sia sbagliato con il tempo e inizio il cammino in questo nuovo sentiero, che si presenta pieno di fango, pietre, alberi e corsi d’acqua. Non ero preparato a questo tipo di trekking e infatti non ho l’abbigliamento adatto. Fortunatamente ho le scarpe da trekking. Per mia sorpresa e ormai tutto bagnato, mi ritrovo nella foresta Valdiviana.
Dopo circa un’ora di cammino, incontro dei ragazzi dallo sguardo stravolto, provenienti dal campeggio e gli chiedo quanto mancasse, sperando in una notizia positiva, ma la risposta mi spezza le gambe. “Mancano 4 o 5 ore”. Non posso crederci!
Mi fermo un attimo e cerco di concentrarmi solo sull’obiettivo finale. Il sentiero si fa sempre più duro e, in alcuni tratti il fango arriva alle ginocchia, è praticamente impossibile evitarlo. Sono diverse ore che cammino e la stanchezza inizia a farsi sentire, così come il freddo. Le mani sono congelate, ma non posso fermarmi e devo andare avanti. Prima arrivo e prima potrò riscaldarmi, mangiare e riposarmi.
Proseguendo trovo e supero un ponte tibetano. Montagne, fiumi, alberi disegnano un panorama meraviglioso, che però non riesco a godermi a pieno. Che peccato. Appena giungo sull’altra sponda del fiume, leggo in lontananza l’indicazione per il camping. Mancano 11 km. Inizio a pensare a chi me l’abbia fatto fare.
Dopo 5 ore sono completamente bagnato, con le scarpe piene di fango e mi accorgo di essermi perso e di essere tornato indietro di non so quanti chilometri. Inizio a gridare, scoraggiarmi e mi viene voglia di accamparmi lì, nel nulla. Dopo due minuti e 1000 pensieri, riesco a calmarmi, perché solo così ne posso uscire. Faccio un bel respiro profondo e riprendo il sentiero che è indicato solo con dei piccoli nastri colorati posizionati su alcuni tronchi e quindi non ben visibili. Non so se è tutto ancora un po’ trascurato perché mi trovo all’inizio della stagione, sono ai primi di novembre, o è sempre così, ma mi auguro di no.
Mi auguro d’imboccare la giusta direzione. Cerco di seguire le orme di chi è passato prima di me, ma in alcuni tratti è impossibile, perché l’acqua ha ricoperto gran parte del suolo e in una foresta sconosciuta, tutto sembra uguale. I sentieri sono sommersi, la fitta vegetazione rende tutto più oscuro e la stanchezza non aiuta. Sono esausto, vorrei riposare e riscaldarmi, ma manca ancora molto.
Dopo circa un paio d’ore capisco di essere sul sentiero giusto, vedo l’indicazione per il campeggio e m’illudo, per l’ennesima volta, di essere arrivato. La pioggia non mi dà tregua e camminare diventa sempre più difficile. Cerco di aiutarmi con rami e pezzi di legno, perché il fango rende tutto viscido e scivoloso, ma in un paio di occasioni perdo totalmente l’equilibrio, non favorito certamente dallo zaino pesante e, mi ritrovo a terra completamente pieno di fango. Ho anche rischiato di perdere un occhio, perché un ramo appuntito mi ha colpito il sopracciglio. Ci è mancato poco. Il fango e lo zaino pesante, rendono tutto più difficile.
Ad un certo punto vedo un altro cartello il quale dice che per il campeggio mancano 20 minuti. Sarà stata la stanchezza, sarà stata l’andatura più lenta, ma sono stati molto più di 20 minuti. Dopo non so quanto, arrivo finalmente al cancello del campeggio. Ancora non ci credo. Peccato che dal cancello all’area camping, situata sulle sponde del fiume Cochamò, ci siano altri 20 minuti di sentiero completamente allagato. Alle 20:00, dopo 9 ore e più di 20 km percorsi, sono giunto a destinazione. Sono fradicio, infreddolito, affamato e senza forze.
Mi registro in reception e pago per due notti 8000 pesos (4000 pesos a notte in bassa stagione) e il custode del camping, l’unico a vivere qui, mi dice che posso scegliermi il posto che voglio, perché il campeggio e quasi deserto.
Trovo un posto riparato da alcuni cespugli, non lontano dalla baita con all’interno il fuoco. Sistemo la tenda, che purtroppo insieme al materassino e sacco a pelo, sono bagnati e mi dirigo nella baita per riscaldarmi e mangiare qualcosa.
La legna è umida e così le mie speranze di trovare un bel fuoco caldo, s’infrangono in pochi minuti. C’è solo una piccola brace, che a poco serve. Posiziono vicino al fuoco le mie cose, per cercare di asciugarle e nel frattempo, finalmente mangio qualcosa.
Dopo un po’ rientra un gruppo di ragazzi cileni, simpaticissimi e iniziamo a parlare. Loro sono qui da qualche giorno e non fa altro che piovere e devo ringraziarli per aver trovato questo piccolo fuocherello. Portano altra legna, ma è sempre umida e bagnata e oltre a tanto fumo, non riusciamo ad avere un bel fuoco.
Sono le 02:00 e la giornata è stata pesante, così è giunta l’ora di andare a dormire, ma quando esco dalla baita e alzo lo sguardo, vedo sopra di me uno spettacolo indescrivibile. Le nuvole hanno lasciato spazio alle stelle e la natura disegna uno dei suoi capolavori migliori. Uno di quei cieli stellati che difficilmente dimentichi. Prendo macchina fotografica e treppiede e mi regalo qualche scatto da conservare in eterno.
Mi sistemo nel sacco a pelo, ma fa freddissimo. La tenda è bagnata e fuori ci sono pochi gradi sopra lo zero. Speriamo di riuscire a riposare un po’. Buonanotte.
GIORNO 2
La notte è stata un inferno. Ho dormito pochissimo a causa del freddo e vi posso assicurare che io non sono certamente un tipo freddoloso, anzi. Alle 7:00 apro la tenda, completamente ghiacciata dall’esterno, per vedere che tempo ci fosse e il panorama che si presenta ai miei occhi è qualcosa di magico.
Le vette innevate, nascondono l’alba e io mi trovo in una valle incontaminata. Qui ci sono solo alberi, montagne e fiumi. Mamma mia che spettacolo. Fortunatamente oggi non piove e questa è una gran bella notizia.
Resto steso nella tenda cercando di riposare un altro po’ fino alle 8:30, quando il sole inizia a farsi sentire e finalmente inizio a riscaldarmi. Che piacevole sensazione.
Porto tutto fuori e sistemo alcune cose su una panca in legno, per cercare di farle asciugare. Colazione e qualche foto al paesaggio che mi circonda. Finalmente ho capito perché tutti parlano di questa valle con gli occhi raggianti. È veramente un luogo meraviglioso e il fatto che sia così duro da raggiungere, fa sì che non sia per tutti. Fortunatamente.
Il camping La Junta è un ottimo punto di partenza per scoprire le montagne circostanti. Qui ci sono diverse vette scalabili e dalle quali si può ammirare la valle in tutta la sua bellezza. L’Anfiteatro, Cerro Tronador, Cerro Torrecillas, Cerro Catedral, Cerro Trinidad, Cerro Elefante, Cerro Gorilla e Cerro Arco Iris sono alcune di queste, ma ovviamente per scoprirle tutte servono diversi giorni.
Parlando con i ragazzi cileni, mi consigliano di provare a raggiungere l’Anfiteatro, perché da lassù si ha una buona vista e non è molto impegnativo, così accetto il consiglio e parto deciso, ma dopo pochi chilometri in salita su un terreno fangoso, la stanchezza accumulata ieri e la notte insonne, si fanno sentire tutte e domani dovrò ripercorrere lo stesso sentiero per ritornare.
A malincuore decido di rientrare al campeggio, ma è la scelta migliore. Mi godo la tranquillità, la natura e il silenzio circostante. Mi fermo un po’ all’incontro del Rio La Junta con il Rio de Cochamò. L’acqua è fredda e cristallina e il suo rumore, insieme al canto degli uccelli, rompono il silenzio assordante della valle.
Mi stendo sull’erba coccolato dai raggi solari e da un leggero vento che mi sfiora la pelle, crollando in un sonno profondo per circa un paio d’ore. Al mio risveglio mi sento più riposato, ne avevo bisogno.
Il pomeriggio, con i ragazzi cileni, mi dirigo ai TOBOGANES delle formazioni rocciose levigate dall’acqua, sulle quali è possibile camminare o usare come scivolo nel periodo estivo, quando la portata dell’acqua è meno forte.
Per raggiungerli dal camping, bisogna guadare il fiume La Junta. L’acqua è gelida e la corrente è molto forte. Per farlo mi tolgo le scarpe, mi alzo il più possibile i pantaloni e uso il treppiede della macchina fotografica come bastone. Il letto del fiume è pieno di pietre e questo rende tutto meno stabile. Cadere sarebbe un grosso problema che vorrei evitare. L’acqua supera le ginocchia, ho i piedi ghiacciati, ma non posso tornare indietro.
In cinque minuti sono dall’altra parte e rimesse le scarpe, raggiungo i Toboganes. La corrente è troppo forte e salirci sarebbe pericoloso, così me li godo dalla riva. Ogni angolo di questa valle meriterebbe mille foto e video. È veramente un posto bellissimo.
Tornato al camping cerco di asciugarmi i pantaloni sempre vicino al misero fuoco. Il sole ormai è tramontato e la temperatura è tornata a essere gelida. Mi aspetta un’altra dura notte.
GIORNO 3
Anche stanotte ho dormito malissimo. Alle 7:00 sono già a fare colazione, consumo tutto in modo da avere energie per il ritorno e meno peso da portare. Chiudo la tenda e lo zaino e alle 9:00 sono già in cammino. Il bus per Puerto Varas passerà alle 15:15 e non posso assolutamente perderlo.
Fortunatamente anche oggi c’è il sole e il sentiero non è allagato come il primo giorno, ma in alcuni tratti c’è sempre pantano. Sono abbastanza riposato e per le prime tre ore ho un buon ritmo, poi lo zaino pesante e la stanchezza iniziano a farsi sentire, ma non posso mollare. Faccio delle piccole pause per recuperare energia e poi riparto. Senza la pioggia e con i raggi solari che attraversano la fitta vegetazione, anche il bosco ha un aspetto diverso e colori più intensi. Gli scorci sui corsi d’acqua sono meravigliosi e guardarli mi caricano di energie e mi strappano un leggero sorriso. Per chi ama la natura come me, questi luoghi sono un toccasana per l’anima.
Alle 14:00 sono fuori la foresta e d’avanti a me ho gli ultimi 8 km di strada sterrata prima di raggiungere la fermata del bus e solo poco più di un’ora a disposizione. Ce la farò? Non lo so, ma devo provarci.
Nonostante sia veramente stanchissimo, procedo spedito concentrato sull’obiettivo finale fino a quando, dopo circa 3 km, sento alle mie spalle il rumore di un’auto. Mi fermo, mi giro e speranzoso sollevo il pollice chiedendo un passaggio. L’auto si ferma e a bordo si trova una coppia che ho incontrato nella foresta, nei pressi del ponte tibetano e mi aveva chiesto delle informazioni. Mi chiedono dove fossi diretto e mi danno un passaggio fino alla fermata del bus.
È finita. Un’altra meravigliosa e stancante avventura è giunta al termine. Quando sono partito tre giorni fa, non avrei minimante immaginato cosa sarebbe stato. Questi tre giorni mi hanno insegnato tanto. Mi hanno insegnato che nulla va sottovalutato perché in qualsiasi momento ci si può trovare in situazioni negative, ma bisogna avere la freddezza di rimanere calmi e ludici per cercare di prendere le decisioni migliori nel minor tempo possibile. Mi hanno insegnato a contare su me stesso, perché in alcuni momenti della vita non possiamo contare su nessuno e non possiamo fermarci. Mi ha insegnato, ancora una volta, che non bisogna mollare e che dopo fatica e sacrificio arrivano, quasi sempre, gioia e soddisfazione. Mi hanno confermato di quanto meravigliosa sia la natura, con le sue bellezze e le sue difficoltà.
COME ORGANIZZARSI
Come prima cosa bisogna essere pronti a diverse ore di trekking, abbastanza dure nel caso di pioggia. Nel camping e lungo il cammino non c’è nessun punto di ristoro o negozio quindi dovrete portare tutto il necessario con voi perché lì non avrete possibilità di comprare niente. L’unica cosa che potrete trovare è l’acqua del fiume, ma prima di berla vi consiglio vivamente di farla bollire, per evitare di stare male.
Portate con voi lo stresso necessario, in modo da essere il più leggeri possibili.
Nel campeggio sono presenti
- 2 Baite con all’interno tavoli, panche e uno spazio dedicato al fuoco per riscaldarsi
- Docce senza acqua calda
- 3 Grandi lavatoi per piatti
- 6 Servizi igienici a secco
- 1 Lavatoio dedicato solo all’abbigliamento
- Pannelli informativi con mappe e trekking
- Area camping
COSTO
Bus Puerto Varas – Cochamò: 3000 pesos
Camping La Junta:
- 4000 pesos a notte (1 set. – 30 nov. / 1 apr. fino alla chiusura)
- 5000 pesos a notte (1 dic. – 14 gen. / 1 mar. – 31 mar.)
- 6000 pesos a notte (15 gen. – 28 feb.)
DURATA
Il bus impiega circa 2:30 per raggiunge l’inizio del sentiero da Puerto Varas.
Il trekking dipende da diversi fattori, tra i quali la vostra preparazione, dalle condizioni atmosferiche e del sentiero.
COSA PORTARE
- Tutto il necessario per accamparvi (Tenda, sacco a pelo, materassino)
- Cibo per tutti i giorni che intendete fermarvi. Meglio portare qualcosa in più, che rimanere senza.
- Acqua
- Snack
- Protettore solare
- Giacca a vento
- Abbigliamento caldo
- Scarpe da trekking
- Antipioggia (qui il clima cambia rapidamente)
- Cappello
Per consigli tecnici su abbigliamento, accessori e attrezzatura, clicca QUI.
QUANDO ANDARE
Il camping La Junta è aperto dal primo settembre a metà aprile circa, ma il periodo migliore è compreso tra gennaio e febbraio, cioè quando è estate, anche se in questa zona il clima cambia molto velocemente.