Il viaggio verso sud, continua. Mi trovo nel paese che mi porterà alla fine del mondo, l’Argentina, ma per ora, un passo alla volta, mi godo ogni tappa.
Mi dirigo con un bus verso CACHI, un piccolo e tranquillo comune situato nella provincia di Salta. Il percorso dura qualche ora, attraverso un paesaggio desertico che suscita in me stupore e meraviglia per via dei suoi colori, delle sue montagne della sua vastità.
Una volta giunto e sistemato in ostello, dove sono praticamente solo in una camerata da otto posti letto, faccio un piccolo giro per scoprirlo. In dieci minuti, l’ho già visto tutto. È senza dubbio uno dei comuni più piccoli che abbia visto in questo viaggio, ma la sua tranquillità, il suo silenzio trasmettono serenità.
Al centro del paesino, accanto la piazza principale, si trova la IGLESIA DI SAN JOSÈ risalente al XVI secolo e dichiarata Monumento Storico Nazionale nel 1945 dal governo.
Tra i vicoli, incrocio lo sguardo con altri turisti, pochi in realtà, intenti ad acquistare alcuni souvenir o a cercare un luogo dove cenare o semplicemente scambiare due chiacchere sorseggiando un buon calice di vino.
L’Argentina e il Cile, sono ottimi produttori di vino e finalmente potrò gustarmi qualche buon calice.
CAFAYATE
Un giorno, anzi per la precisione un pomeriggio, mi possono bastare e così dopo aver fatto colazione mi dirigo alla fermata del bus per raggiungere CAFAYATE.
Non c’è un bus diretto che collega le due località e gli autobus che arrivano e partono da qui sono pochi, pieni e non comodissimi.
Carico il mio zaino nel porta bagagli e mi sistemo nel corridoio, dato che non ci sono posti a sedere. Questo bus mi porterà ad Angastaco, dove giungo dopo alcune ore e diverse soste. A primo impatto mi sento in una città fantasma durante le riprese di un film. In giro non c’è nessuno, perché essendo ora di pranzo, tutte le attività sono chiuse, il vento alza la polvere e fa rotolare la paglia e le erbacce secche.
Fortunatamente di fronte a me si trova un hotel, con servizio ristorante, così posso almeno mettere qualcosa sotto i denti.
Poco prima delle 16:00 raggiungo la stazione di benzina, dove compro il biglietto del bus per Cafayate e poi via verso la mia destinazione finale.
Cafayate mi fa subito una strana impressione. Appena raggiungo la piazza centrale, mi sento letteralmente come se fossi in Italia, in uno dei nostri borghi. Che strana, ma piacevole sensazione.
La città si trova a 1683 m s.l.m. al centro della Valle Calchaquies nella provincia di Salta ed attira ogni anno tantissimi turisti, curiosi di conoscere le bellezze di questa valle.
Anche qui, ovviamente, cena a base di carne accompagnata da dell’ottimo vino. Devo recuperare tutti gli arretrati accumulati nei mesi precedenti e ne approfitto, anche perché, Cafayate è famosa per la produzione di vino, tant’è che nel 2011 è stato inaugurato il MUSEO DELLA VITE E DEL VINO. Oltre al museo, c’è la possibilità di visitare le cantine vinicole aperte al pubblico. Il vino tipico della zona è il Torrontés.
I vigneti argentini traggono benefici dal clima mite e poco umido delle valli e questo grazie alla presenza delle Ande, che ostacolano e fermano i venti freddi e umidi proveniente dall’oceano Pacifico.
Il giorno successivo lo dedico alla scoperta della valle, con un tour organizzato per conoscere la RISERVA NATURALE QUEBRADA DE LAS CONCHAS o semplicemente QUEBRADA DE CAFAYATE.
Il tour è organizzato nel pomeriggio, per evitare di trovarsi nelle ore più calde nella valle semi arida.
Basta uscire dalla città, per ritrovarsi in un ambiente quasi lunare. Il paesaggio è caratterizzato principalmente da formazioni rocciose, distese aride e cactus.
La prima tappa è un’insenatura tra le montagne chiamata El Anfiteatro, per via della sua forma semi circolare e, grazie ad un’ottima acustica, alcune volte al suo interno, vengono tenuti concerti. Questo luogo è considerato patrimonio culturale della comunità indigena Suri Diaguita Kalchaki e località sacra, centro di osservazione e studio del cosmo e porta d’accesso per un mondo parallelo.
Il tour prosegue verso la Garganta del Diablo, un’insenatura formatasi nel corso di milioni di anni, grazie all’erosione dell’acqua. La bellezza della natura, come sempre, non ha eguali. Io credo e sono sempre più convinto di questo, che nessuna opera dell’uomo possa mai competere con la natura e le sue meraviglie. Il vento, l’acqua, la roccia creano sculture, forme e bellezze uniche. I colori cambiano con la luce del sole e il paesaggio non ha mai lo stesso aspetto.
La valle è immensa e ci spostiamo in bus da un luogo all’altro, fermandoci ad ammirare e fotografare altre formazioni roccione come El Fraile, El Sopo, Las Ventanas, Los Castillos.
Proseguiamo il tour con un bel trekking di circa un’ora, circondato da montagne, piante desertiche e terra rossa. Alcune rocce hanno diversi strati di minerali, tanto da farle sembrare multicolore. Nulla a che vedere con la montagna arcobaleno del Perù, per dimensione ed effetto visivo, ma comunque è sempre uno spettacolo interessante.
L’ultima tappa, prima di rientrare in città, è una breve sosta al Mirador delle tre croci, dal quale si può godere di un meraviglioso panorama sulla Valle Calchaquies, attraversata da un piccolo corso d’acqua e protetta in lontananza dalle imponenti Ande.
Queste prime tappe in Argentina mi hanno conquistato e stupito e tra un po’ lascerò questi paesaggi, per continuare il mio viaggio verso sud, alla scoperta di altre meraviglie.