Non so per quanto tempo ho immaginato e desiderato questo momento. Quante volte mi chiedevo come sarebbe stata viverla a pieno con le sue difficoltà e meraviglie e quali imprevisti mi sarebbero capitati, perché la PATAGONIA è sinonimo di natura e avventura.
Questa regione, che ha suscitato in molti viaggiatori la voglia di scoprirla, viverla e ispirato successivamente racconti o romanzi, è considerata l’ottava meraviglia del mondo ed è difficile contraddire tale affermazione.
La Patagonia è la regione più a sud del continente americano ed è divisa tra Cile e Argentina, inclusa la TERRA DEL FUOCO e deve il suo nome ai Patagoni, popolo indigeno nativo della regione, che fu ribattezzato così da Ferdinando Magellano, quando sbarcò sulle sue coste.
La sua posizione geografica la rende ostile in inverno, per via delle rigide temperature raggiunge e ambita da tantissimi visitatori, durante i mesi estivi.
La parte cilena e quella argentina sono divise tra loro dalla Cordigliera delle Ande, una delle catene montuose più lunghe del mondo e questo fa sì che i due versanti siano molto diversi tra loro. Quello cileno si presenta con rigogliosi e fitti boschi, cascate, ghiacciai e laghi, mentre quello argentino è in prevalenza steppa, perché le Ande bloccano le nuvole e i venti carichi di umidità provenienti dall’Oceano Pacifico, rendendo la parte argentina più secca rispetto a quella cilena, dove invece, grazie alle abbondanti piogge, la vegetazione cresce rigogliosa.
La mia discesa verso la Terra del Fuoco avverrà dal versante cileno lungo la Ruta 7, conosciuta come la CARRETERA AUSTRAL, perché attraversarla è uno dei miei desideri. Inizia a Puerto Montt e termina 1247 km più a sud, a Villa O’Higgins. Molti viaggiatori la raccontano come una delle strade più belle e avventurose del mondo. Qui è molto diffuso spostarsi “a dedo”, cioè in autostop per raggiungere le varie destinazioni e questo rende tutto più avvincente ed economico, ma sia chiaro, le ore di attesa potrebbero essere veramente lunghe e in alcuni casi stressanti. Quindi, nel caso decidiate di voler fare autostop, armatevi di tanta pazienza.
A Puerto Montt, che si trova a sud di Puerto Varas distante circa venti minuti di autobus, inizia ufficialmente la Patagonia. Arrivo qui in mattinata, fermandomi direttamente al terminal dei bus in attesa della mia partenza.
Dopo vari giorni di pioggia, che hanno posticipato la mia partenza, finalmente oggi c’è il sole. La primavera è iniziata da un po’, sono a metà novembre, ma quest’anno il clima è pessimo, o per lo meno fino a questo momento, infatti in molti mi dicono che di solito in questo periodo le piogge sono rare, ma come ho detto prima, la Patagonia regala sempre sorprese e imprevisti. Speriamo che da oggi voglia splendere il sole, anche perché ho deciso di trascorrere tutte le notti in tenda per risparmiare il più possibile ed evitare la pioggia sarebbe una gran bella cosa.
La prima tappa della mia avventura sarà HORNOPIREN, situata a cica 100 km a sud di Puerto Montt e considerata la “porta nord della Carretera Austral”. Per raggiungerla, ci sono diverse compagnie di bus che collegano le due città con quattro corse giornaliere.
Il mio bus partito alle 13:30, arriva a destinazione circa tre ore più tardi, dopo 2.30 ore trascorse in bus e 30 minuti in barca. La costa cilena è piena di fiordi e molte zone sono raggiungibili attraverso un alternarsi di bus e barche. Il primo tratto in bus va da Puerto Montt a Sector Caleta La Arena, dove ci s’imbarca su una nave fino a Caleta Puelche e da qui si continua sempre sullo stesso bus fino a Hornopiren.
La piccola cittadina, situata nella Regione de los Lagos, vive principalmente di turismo e si presenta molto tranquilla e ancora semi deserta. Prima di arrivare qui, avevo individuato un campeggio non lontano dal centro, nel quale mi sarei potuto accampare, ma una volta giunto sul posto, il campeggio era ancora chiuso per manutenzione. Non sono ancora nel vivo della stagione turistica e molte strutture non sono ancora del tutto aperte e operative. Inizio a cercare una soluzione e dopo diversi minuti, provo a chiedere a un ostello se avesse posto, ma mentre sono sulla strada per raggiungerlo, vengo affiancato da un Pick up e l’uomo a bordo mi chiede se stessi cercando una sistemazione per la notte e, alla mia risposta affermativa, mi propone la casa che affitta ai turisti, per 35.000 pesos a notte. Troppi per il mio budget, così lo ringrazio per l’offerta ma rifiuto spiegandogli la motivazione. Non soddisfatto avanza una seconda proposta, ovvero mi dà la possibilità di accamparmi nel suo giardino al costo di 3.000 pesos inclusa la doccia calda. Non ci penso due volte e, anche se non ho mai visto Ielmo, così si chiama questo simpatico signore, salto a bordo del suo Pick up diretto a casa sua.
Posso scegliere se sistemarmi in giardino o nel garage e io scelgo la seconda opzione, per evitare di bagnare la tenda in caso di pioggia.
Una volta sistemato, faccio un piccolo giro nella cittadina, che in realtà ha poco da offrire. Nella Piazza centrale, cuore di Hornopiren, si trova la fermata dei bus per continuare la mia discesa verso sud, il municipio e una piccola chiesa, ma la mia attenzione si sposta verso le montagne che circondano la cittadina. Mi sposto lungo la riva del fiume, dove ci sono alcuni bambini che giocano sulle giostrine, alcuni che fanno sport e altri ancora a spasso con i cani. La zona è molto silenziosa e tranquilla. Il panorama trasmette serenità e mi fermo qui, solo per un po’. Ne approfitto per rilassarmi e ripensare al mio viaggio, a ciò che sto realizzando e provo a immaginare cosa ancora mi aspetta. È un pensiero che mi accompagna dall’inizio del viaggio e ogni volta si arricchisce di dettagli, racconti, persone. È come un libro che si sta scrivendo da solo. Il continente, nella sua immensità, rappresenta le pagine bianche e io sono l’inchiostro che le sta riempendo.
Dopo cena ritorno a casa di Ielmo e mi sistemo nella tenda, pronto a passare la mia prima notte lungo la Carretera Austral. Dopo tanta attesa, è finalmente iniziata.