GIORNO 1 – FINALMENTE INTO THE WILD
La canoa è pronta. Inizia questa avventura in Amazzonia. Non so da quanto tempo aspettavo questo momento. William è d’avanti, mentre io sono sistemato nella parte centrale. Camera, go pro e telefono sono pronti per immortalare qualsiasi animale appaia alla mia vista, oltre al paesaggio circostante.
La RISERVA NAZIONALE PACAYA SAMIRIA è una riserva protetta dal 1982 ed ha un’estensione di 2.080.000 ettari ed al suo interno è vietata la caccia e la pesca, se non per sfamarsi. Alcuni piccoli villaggi sono presenti ai confini o subito fuori e per loro il fiume è una risorsa vitale. L’acqua è usata per cucinare, lavare i panni, dissetarsi, lavarsi e pescare. Solo quattro agenzie hanno il permesso di organizzare tour al suo interno e solo con guide locali.
Iniziamo la navigazione sul fiume Tubilo per alcune centinaia di metri, fino a giungere al fiume Samiria, dal quale prende il nome la riserva. Una delle cose che apprezzo subito, è la mancanza di motore. Navighiamo a remi e questo mi permette di udire solo il rumore dell’acqua, spostata dal remo di William ed i suoni della natura.
I primi animali avvistati sono uccelli, tanti, colorati, diversi.
William inizia a spiegarmi un po’ di cose. Sembra molto gentile e disponibile. Ad un certo punto, tra le radici di alcuni alberi, quasi totalmente nascosta e mimetizzata, eccola, la prima anaconda. È piccola, sarà lunga circa un metro e mezzo. Non riesco a fotografarla perché appena ci vede, si nasconde in acqua protetta dalle radici. Iniziamo bene questo tour. Ad un certo punto, si alza il vento e si sente un leggero rumore in lontananza. Sta arrivando la pioggia. Neanche il tempo d’indossare il poncho, che si abbatte su di noi un tipico temporale tropicale. È bellissimo anche così. Sembra assurdo, ma già dopo meno di mezz’ora, si vede il livello del fiume alzarsi e durante la stagione delle piogge, il livello sale anche di cinque, sei metri e questo è visibile dal segno lasciato sui tronchi degli alberi. Impressionante. Se non l’avessi visto con i miei occhi, non ci avrei creduto.
Dopo tre ore di navigazione, ci fermiamo per la pausa pranzo. Il rifugio è una palafitta in legno, usata dai pescatori o dalle agenzie per riposarsi o sostare la notte. Primo pranzo a base di riso bianco, platano e piranha fritto.
Dopo una piccola pausa e qualche altra ora di navigazione, arriviamo all’accampamento Posa Gloria, dove passeremo la notte.
Ci sistemiamo, e ci procuriamo la cena pescando. Essendo la mia prima volta, sono totalmente soddisfatto per aver preso un piranha ed un pesce gatto, che tra l’altro si è rivelato uno dei pesci più buoni mai mangiati in vita mia.
Io mi sistemo in un letto con zanzariera, all’interno di una stanza infestata da ragni, scarafaggi e non so quali altri insetti, ma fortunatamente non ho nessun problema ed anzi, questa autenticità, questo contatto vero con la natura, mi entusiasma.
Dopo cena, mi diverto a scattare qualche foto al meraviglio cielo stellato, ma prima “doccia” nel fiume Samiria. Alle 21:00, una volta spento il generatore, mi ritrovo al buio. Il cielo stellato sembra finto, i versi degli animali uniti alla totale oscurità, incutono un po’ di timore. Mi trovo in un luogo magico, ma anche pieno di pericoli.
Finisce così il mio primo giorno nella riserva. L’inizio è stato stupefacente. Ho visto diverse specie di uccelli, tra le quali la più bella ed elegante è stata senza dubbio la garza bianca, un bradipo, alcuni piccoli caimani ed una piccola anaconda.
GIORNO 2 – LA VITA NOTTURNA
Nella natura le giornate iniziano molto presto ed infatti alle 6.30 siamo già svegli. Colazione e di nuovo in canoa. Il sole è fortissimo ed ogni tanto devo bagnarmi per non schiattare dal caldo.
Lo scopo è sempre quello, avvistare animali e quindi mi armo di pazienza e ruoto la testa da destra a sinistra e viceversa cercando di vederne il più possibile. Durante le ore più calde, è difficile perché si riparano all’ombra tra la fitta vegetazione.
A metà mattinata pausa pesca per procurarci il pranzo. Oggi proverò a pescare direttamente dalla canoa. I piranha, predatori dipinti come essere mortali nei film e nelle credenze popolari, in realtà non sono come descritti. Questi piccoli pesci carnivori, non attaccano l’uomo. Ebbene sì, ciò che ci hanno fatto vedere o credere, non corrisponde alla realtà. Ci sono diverse specie di piranha e le più conosciute sono quella rossa, quella bianca e quella nera. Io sono riuscito a pescare solo quella rossa, tra l’altro buonissima da mangiare.
La giornata scorre molto simile a quella di ieri, compreso l’arrivo improvviso della pioggia ed un piccolo imprevisto che ci ha bloccato per circa due ore.
Nel pomeriggio raggiungiamo il secondo accampamento, più semplice del primo, Puesto de vigilanza Camotal. Si tratta di una palafitta formata solo da pavimento e tetto. Si dorme tutti insieme, ognuno sul suo piccolo materassino alto pochi centimetri e protetti da una zanzariera. Ogni giorno diventa sempre più avventuroso. Sicuramente questa esperienza non è per chi ama il confort. Non sanno cosa si perdono.
Il dopo cena di oggi, si prospetta interessante. Andremo alla ricerca dei caimani notturni ed a pesca. Li fuori, sul fiume è buio pesto. Non si vede assolutamente niente e non so come faccia William ad orientarsi usando solo una piccola luce frontale. Le zanzare ed altri insetti, attratti dalla mia luce, si avvicinano e sono tantissimi, tanto da obbligarmi a spegnerla. Ogni rumore che sento mi fa sobbalzare. Mi giro, ma ovviamente non vedo nulla. Questa situazione, mi mette un po’ di ansia, che passa non appena vediamo i primi caimani. La cosa che risalta sono i loro occhi, infatti grazie alla luce della lampada, riflettono e sono visibili anche a diversi metri di distanza. Durante la navigazione, vediamo una tartaruga deporre le uova sulla riva del fiume, ma spaventata dalla nostra presenza, scappa appena finisce di deporre l’ultimo uovo, lasciando la tana scoperta e così William scende dalla canoa, per ricoprirla di terra per evitare che le piccole uova siano un facile pasto per i tanti predatori. Le tartarughe sono in pericolo di estinzione ed è per questo che i guardaparco stanno costruendo un terrario dove raccogliere e proteggere le uova fino alla schiusa.
La pesca notturna, è diversa da quella diurna che avviene tramite una piccola canna di bambù. Di notte si pesca con la lancia, ci si avvicina alla riva e con un colpo secco si arpiona il pesce. Raccontarlo o vederlo sembra facile, ma riuscirci è un’altra cosa. Gli abitanti della zona, in questo modo, si procurano la colazione. Come già detto in precedenza, il fiume è la loro principale forma di sostentamento.
GIORNO 3 – DELFINI E ANACONDA
Come ieri, la giornata inizia prestissimo, solita “doccia” nel fiume, colazione e trekking nella giungla. Due ore di cammino nella fitta vegetazione alla scoperta di piante secolari e medicinali. Alcune foglie sono enormi, gli alberi giganteschi. William mi spiega quali tronchi vengono usati per costruire le canoe e quali le palafitte. Alcune piante vengono usate per curare alcuni malesseri, come raffreddore, dolori muscolari, mal di stomaco o di testa e tanti altri. L’umidità è soffocante ed il caldo asfissiante. In pochi minuti, sono completamente sudato, ma va benissimo così. Sono esattamente dove vorrei essere.
Tornati alla palafitta, vedo delle minacciose nuvole grigie avvicinarsi ed in un batter d’occhio inizia a diluviare. Con questa pioggia non possiamo muoverci, così non ci resta altro che aspettare.
L’attesa dura poco più di un’ora e siamo pronti a ripartire. Ci dirigiamo verso una delle parti più profonde del fiume, Poza Galizia e finalmente posso ammirare i delfini. Che meraviglia. Nuotano a coppia. Vorrei fotografarli ma è così difficile capire da dove emergeranno per respirare. Mi fermo qui più di mezz’ora ed intanto inizia a tramontare il sole, ma proprio mentre stavamo per ritornare all’accampamento, un’altra guida ci segnale che dall’altra parte della pozza, si trova un anaconda nascosta tra i trochi di un albero. Ci fiondiamo lì senza pensarci un secondo. È enorme. Ben mimetizzata per colore e dimensione con i tronchi ed avrà una lunghezza di circa dieci/dodici metri. Che spettacolo. In questa zona ci sono due tipi di anaconde, quella gialla e quella nera. La gialla è meno aggressiva rispetto alla nera, che attacca le prede sputando dalla bocca una bolla di saliva, emettendo un suono simile ad uno sparo. Colpisce la preda, che stordita, si ritrova a terra e la stritola fino a portarla alla morte, per poi inghiottirla intera. Quella che ho visto io, è la gialla.
Un altro giorno è giunto al termine. Buonanotte Pachamama.
GIORNO 4 – IL GIORNO PIÙ BELLO
L’obiettivo di oggi è quello di vedere l’alba, ma purtroppo le nuvole non sono d’accordo con me e quindi niente da fare. Avrei voluto godermi uno dei momenti che più amo, in un luogo così, ma sarà per un’altra volta.
Per colazione William prepara il Pango un piatto tipico, detto il “Piatto del viaggiatore”, perché è di rapida preparazione e si può preparare con qualsiasi tipo di pesce. Gli ingredienti sono pesce, platano, aglio e pomodoro.
Dopo la ricca colazione, ritorniamo a Poza Galizia con la speranza di rivedere l’anaconda, ma purtroppo non era più lì e devo “accontentarmi” dei delfini.
Da qui inizia il lungo rientro fino al primo accampamento che tra l’altro, richiede molta più fatica, perché si dovrà remare controcorrente.
Durante il tragitto William mi propone di non pranzare all’accampamento, ma di fermarci su una piccola spiaggia presente lungo la riva del fiume, pescare qualche piranha, costruire una brace e cucinare pesce e platano alla griglia. Come potrei mai rifiutare una proposta del genere? Impossibile. Appena giunti su questa piccola spiaggia, noto e sento un branco di scimmie sugli alberi saltare da un ramo all’altro. Che spettacolo. William nel frattempo pesca quattro piranha, poi con il machete, con il quale fa di tutto, si dirige verso gli alberi, taglia un po’ di rami e costruisce una brace super artigianale e funzionale, raccoglie delle foglie di Bidau, le bagna e le usa per avvolgere il pesce precedentemente pulito. Io ho pescato altri due piranha ed un piccolo pesce gatto. Ci aspetta un bel pranzo abbondante. Sistema i pesci ed il platano sulla griglia ed aspettiamo. Le foglie servono a non far bruciare il pesce ed a conservarlo umido. Gli chiedo come faccia a capire quando il pesce sia pronto e mi risponde che se ne accorge dal peso. Più è leggero, più è cotto.
Mentre guardo con ammirazione William, penso a quando organizzavo le grigliate con gli amici. Carboni, diavolina, alcool e diversi tentativi. Lui ha acceso il fuoco solo con legna ed un unico fiammifero. Sbalorditivo.
Al tramonto raggiungiamo il rifugio. La giornata era iniziata male con la mancata alba e si è conclusa meravigliosamente, vivendo un’esperienza indimenticabile.
GIORNO 5 – IL RIENTRO
Ebbene sì, è giunto l’ultimo giorno. Sveglia alle 4:00 e dopo mezz’ora si è già in canoa. Purtroppo neanche oggi riuscirò a vedere l’alba a causa del mal tempo, ma in compenso incrociamo durante la navigazione, un caimano che supera i due metri di lunghezza. Il primo che vedo così grande.
Remare controcorrente è abbastanza fatico ed in più arriva la solita pioggia quotidiana a rendere tutto più complicato.
Il tempo passa lentamente, tra qualche avvistamento di animali, la continua speranza di vederne qualcuno nuovo ed il rilassante rumore del fiume.
Giungiamo alla capanna dove ho pranzato il primo giorno, per una piccola sosta e per far colazione. Qui incontriamo un pescatore di origini europee, ma trasferitosi qui circa 30 anni fa. Parliamo un po’ perché sono curioso di capire come un uomo occidentale, abbia optato per una vita così diversa e lontana dalle nostre abitudini. Dopo esserci conosciuti un po’, mi mostra il risultato della pesca. Un piranha bianco enorme, un pesce gatto lungo circa cinquanta/sessanta centimetri ed altri pesci un po’ più piccoli.
Ripartiamo per le ultime ore di navigazione e di questa avventura. Sono super soddisfatto, ma anche un po’ malinconico. È andato tutto benissimo. Non so da quanto tempo sognavo un’esperienza così in Amazzonia. Un altro sogno è stato realizzato.
Ho trascorso cinque giorni totalmente nella natura, senza nessun confort o privilegio. Ho dormito per terra, mi sono lavata in un fiume marrone circondato da piranha, caimani, mante e non so quali altri animali. Ho ammirato un meraviglioso cielo stellato, ho pescato e mangiato piranha e pesci gatto, ho visto scimmie, caimani, anaconde, delfini, lontre, tante specie di uccelli, tartarughe, una rana gigante e tanto altro.
Senza dubbio ho vissuto una delle esperienze più belle, che consiglio di vivere a tutti almeno una volta nella vita e questo mi ha fatto pensare ulteriormente, che nulla accade per caso. Se non avessi dovuto prolungare, causa forza maggiore, il mio soggiorno a Mancora e di conseguenza non avessi incontrato quel ragazzo, non avrei vissuto un’esperienza così meravigliosa. Ogni persona che incontriamo, ogni nostra scelta o esperienza che viviamo, ha un significato. Molte volte lo capiamo presto, per altre invece, serve più tempo, ma tutte servono a farci diventare la persona che siamo destinati ad essere.