Come ho già scritto diverse volte, prima di partire per questo viaggio non ho programmato quasi nulla e molti luoghi che ho visitato e che forse visiterò, non li avevo mai sentiti nominare. Uno di questi è il Canyon del Colca.
Prima di giungere in Perù non avevo mai sentito parlare di uno dei canyon più profondi del mondo e luogo ideale per ammirare da vicino il condor, che con i suoi 3 m di apertura alare, è l’animale simbolo delle Ande.
Parlando con altri viaggiatori e gente del posto, molti mi ripetevano di non perdermi questo angolo di Paese e, che se avessi avuto tempo a disposizione, avrei dovuto assolutamente scoprirlo sia dall’alto che dal basso.
Nel primo caso avrei ammirato il paesaggio circostante, i condor, i vulcani, e i segni delle antiche popolazioni che hanno vissuto qui, mentre una volta sceso nella profonda gola del canyon, mi sarei reso conto dell’imponenza delle montagne andine.
COME ORGANIZZARE IL TREKKING AL CANYON DEL COLCA
Per realizzare il trekking al Canyon del Colca ci sono due opzioni: realizzarlo in autonomia o affidandovi a un’agenzia turistica.
Io per praticità ho preferito rivolgermi ad un’agenzia, anche perché fino a questo momento ho sempre avuto belle esperienze e ho avuto la possibilità di conoscere altri viaggiatori.
Arequipa è piena di agenzie le quali propongono generalmente tutte lo stesso tour a più o meno lo stesso prezzo.
Il vantaggio di affidarvi a un’agenzia è quello di non dover pensare a nulla, se non alle vostre cose.
Se, al contrario, optaste per realizzare il trekking in autonomia, dovreste organizzarvi con gli spostamenti e portarvi dietro tutto il necessario.
Nel canyon è presente una piccola oasi e delle strutture dove è possibile alloggiare per la notte, nel caso non abbiate una tenda e l’attrezzatura per accamparvi.
COSTO
Il costo del trekking non varia molto tra le varie agenzie. In media si aggira sui 250 soles, ma dopo una piccola contrattazione e aver formato un piccolo gruppetto, composto da me e altre due ragazzi conosciuti in ostello, ci siamo accordati per 190 soles cada uno.
Tramite agenzia: Tour con trasporto, due colazioni, guida, un pranzo ed una cena 190 soles
Acque termali (facoltative): 15 soles
Pranzo secondo giorno a scelta tra:
- Buffet classico a 30 soles;
- Buffet vegetariano a 20 soles;
- Menù fisso a 15 soles;
DURATA DEL TREKKING AL CANYON DEL COLCA
La durata del trekking può variare tra due o tre giorni. Io personalmente ho scelto di farlo in due giorni e una notte.
Si parte la mattina del primo giorno e si rientra il pomeriggio del secondo.
Il tour di tre giorni prevede due notti all’interno del canyon.
DIFFICOLTÀ DEL TREKKING
Il trekking al Canyon del Colca non è uno dei più facili o adatti a tutti, soprattutto nella seconda parte, ovvero la risalita.
Se la discesa potrebbe essere difficoltosa, soprattutto per chi soffre di problemi alle ginocchia, la salita metterà a dura prova la resistenza delle vostre gambe.
Due variabili di non poco valore saranno il peso dello zaino che avrete sulle spalle e l’altitudine che rende tutto più faticoso.
Detto questo, lo consiglio a tutti quelli che non abbiano problemi. Con la giusta motivazione e un piccolo sforzo, godrete di un luogo meraviglioso.
COSA PORTARE (TREKKING CON AGENZIA)
- Acqua
- Snack
- Protettore solare (siamo in altura e il sole è forte)
- Giacca a vento
- Abbigliamento molto caldo per la sera e t-shirt e shorts per il giorno
- Scarpe da trekking
- Antipioggia (qui il clima cambia rapidamente)
- Cappello
- Occhiali da sole
- Burro cacao
- Costume da bagno (per le acque termali)
INFO UTILI
Data l’altitudine sarebbe opportuno acclimatarsi prima d’intraprendere questo trekking.
Nel caso abbiate paura di soffrire il mal di montagna, potreste acquistare dei medicinali direttamente da una delle tante farmacie di Arequipa. Sono più validi e molto più economici, rispetto a quelli comprati in Italia.
La maggior altitudine raggiunta sarà di circa 4900 m.
Durante il trekking è consigliabile bere molta acqua, per ossigenare il sangue, mangiare snack energetici, come cioccolato o barrette e procedere a un ritmo non troppo elevato.
Prima di mettervi in cammino potrebbe aiutarvi bere una buona tazza di mate de coca mentre lungo il cammino potreste masticare foglie di coca.
QUANDO ANDARE
Il periodo migliore per visitare le Ande è senza dubbio la stagione secca che va da aprile ad agosto.
LA MIA ESPERIENZA AL CANYON DEL COLCA
GIORNO 1
La giornata inizia molto presto. Alle 3:00 sono già a bordo del van.
Dopo circa cinque ore, inclusa la sosta per far colazione, raggiungiamo la prima tappa di questo tour, la Cruz del Condor.
Ci troviamo in un luogo dove è possibile ammirare, di prima mattina, i condor uscire dai propri nidi e alzarsi in volo in cerca di cibo.
Questo gigante uccello, animale simbolo delle Ande, era uno degli animali sacri per il popolo Inca.
Il maschio ha un’apertura alare che può raggiungere i tre metri ed è più grande rispetto alla femmina. Sono entrambi di color nero, tranne i giovani che hanno un piumaggio marrone e si distinguono per via di una piccola cresta rossa posta sulla testa e una macchia bianca sotto al collo presenti solo nei maschi.
Per volare non sbattono le ali, ma sfruttano i venti e le correnti calde. In un giorno possono percorrere anche 500 km.
Questo punto panoramico è uno dei più turistici del Colca e, infatti, al nostro arrivo è già strapieno di gente, ma nonostante tutto riesco a trovare un posticino a strapiombo sul canyon che mi dà la possibilità di ammirare tanti esemplari.
Il panorama circostante è un alternarsi di montagne, piccoli villaggi, terrazze adibite all’agricoltura risalenti ai popoli pre Inca.
Il Colca è uno dei canyon più profondi del mondo con più di 3500 m di profondità.
La nostra sosta dura circa un’ora, prima di rimetterci in marcia verso Cabanaconde dove inizieremo il nostro trekking.
Raphael la nostra guida, ci spiega un po’ la storia del canyon, quali animali vivono qui oltre ai condor e cosa ci aspetta in questi due giorni.
Il primo giorno è abbastanza semplice, in quanto il percorso è totalmente in discesa. Il nostro obiettivo sarà quello di scendere all’interno della gola fino a raggiungere un’oasi situata sul letto dal canyon, dove passeremo la notte.
Come ogni trekking o escursione, ognuno ha il suo ritmo e il suo passo.
In momenti come questo sento il bisogno di essere solo. Mi piace avere un contatto più diretto con la natura e così generalmente finisco sempre per essere d’avanti a tutti o molto più spesso in coda a causa delle mie soste fotografiche.
Il paesaggio che mi circonda è così bello che non posso non regalarmi alcuni scatti che renderanno questi giorni indimenticabili. È vero che bisogna godersi ogni istante e imprimere tutto nei ricordi, ma è anche vero che è impossibile ricordare perfettamente ogni cosa.
Alcuni tratti sono un po’ ripidi, ma nulla di pericoloso. Con la giusta attenzione, un buon paio di scarpe da trekking e lo zaino ben saldo sulle spalle, non ci saranno problemi.
In tre ore siamo giù, attraversiamo il ponte sul fiume per raggiungere l’altra sponda e finalmente sosta pranzo.
La ripresa è un po’ più pesante a causa di una salita di circa mezz’ora, ma finita questa, il cammino è totalmente pianeggiate e molto piacevole.
Lungo il tragitto è possibile vedere diversi cactus ricoperti da piccolissimi insetti bianchi, le cocciniglie.
Raphael ci spiega e mostra che, schiacciando questi insetti, si ottiene un colorante rosso dal quale vengono prodotti cosmetici o coloranti per i tessuti.
Gli Inca, dalla mescolanza di questo e altri coloranti naturali, come minerali o piante, riuscivano ad ottenere all’incirca cinquanta sfumature di rosso.
Quante cose s’imparano viaggiando. Che meraviglia!
Poco prima del tramonto arriviamo a destinazione. Il sole è ormai nascosto dalle alte pareti rocciose e la temperatura inizia ad abbassarsi.
Prima di cena mi concedo una bella doccia rigenerante, un po’ di relax e mi godo la tranquillità del posto.
Questa prima lunga giornata è giunta al termine.
GIORNO 2
Anche oggi la sveglia suona molto prima dell’alba, quando la notte è ancora buia e il cielo pieno di stelle che, viste da quaggiù, sembrano ancor più piccole e lontane.
Alle 4:30 sono già pronto con lo zaino sulle spalle, carico, riposato e pronto alla salita.
A farmi luce sarà la sola torcia frontale, in attesa che i primi raggi solari inizino a illuminare il cielo.
Dopo poche centinaia di metri, mi rendo conto di quanto sia impegnativa e stancante la salita. Il tutto è reso più faticoso dall’altitudine, con i suoi 2500 m. s.l.m. e dal peso dello zaino.
Da quando ho deciso che proverò a scalare il Huayna Potosì in Bolivia, carico lo zaino più del necessario per usare questi trekking come allenamenti.
Voglio farmi trovare pronto e raggiungere la vetta con minor sforzo e fatica rispetto a quanto vissuto durante la scalata del Vulcano Cotopaxi in Ecuador.
Per fare ciò procedo a un ritmo elevato, fermandomi solo quando non ne ho più e devo recuperare fiato e far riposare un po’ le gambe, che sento dure come la roccia che mi circonda.
Il cielo inizia a schiarirsi e ormai si vede la sommità del canyon. Penso manchi poco, ma incrociando il cammino con uno dei pastori locali e chiedendo quanto mancasse, capisco di essermi sbagliato di molto.
La risposta mi regala un sorriso amaro, ma non posso far altro che continuare a salire.
Alle 6:40, quando ormai il cielo è chiaro, eccomi finalmente in cima.
Sono completamente sudato, in affanno e con le gambe indolenzite, ma ce l’ho fatta anche questa volta.
Alcuni tratti sono stati molto duri, ma non avevo alternativa se non quella di stringere i denti e salire.
Il mio sforzo viene ripagato dal sorgere del sole che lentamente spunta da dietro le montagne.
In attesa che l’intero gruppo si riunisca in vetta per andare a fare colazione a Sangalle, scatto alcune foto e mi godo il paesaggio.
Dopo tanta fatica e una ricca colazione, alle 9:00 siamo a bordo del nostro van diretti alle acque termali, ma prima facciamo un’altra piccola sosta in un punto panoramico che ci regala una vista mozzafiato.
Qui ne approfitto per assaggiare il succo estratto dal frutto del cactus, il sancayo, a dir poco delizioso.
Non essendo un’amante di Spa o acque termali, decido di dividermi momentaneamente dal gruppo e mentre gli altri si rilassano nelle calde acque delle terme, io mi dirigo verso il fiume.
Il sole è alto nel cielo e la temperatura molto gradevole così decido di spogliami e tuffarmi nelle fredde e movimentate acque del fiume. Dopo tanta fatica cosa c’è di meglio di un bel bagno rigenerante?
Ho circa un’ora di tempo e per asciugarmi mi stendo su un grande masso situato lungo la riva. A farmi compagnia il rumore del fiume e i suoni della natura.
L’ultima tappa del tour prima di rientrare ad Arequipa, è il Mirador de los Vulcanes, che tra l’altro è la parte più alta toccata in questi due giorni, a 4900 m s.l.m.
Qui si possono ammirare otto vulcani di cui uno attivo, il Sabancaya che con i suoi 5967 m, è il settimo vulcano attivo più alto del mondo.
Durante il percorso non mancano alpaca e lama. Facciamo qualche sosta per fotografarli. Gli alpaca sono bellissimi con la loro faccia super simpatica e tenera.
Alle 17:00 sono nuovamente ad Arequipa e questo significa che un’altra avventura è giunta al termine.
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