Come già detto, Baños è definita la porta dell’Amazzonia ed è per questo che mi trovo alle porte di uno dei miei sogni, per l’appunto la FORESTA AMAZZONICA. Avendo poco tempo a disposizione e dovendo visitarla meglio durante il mio viaggio, decido di organizzarmi per un tour giornaliero al costo di $ 25,00.
La mattina alle 8:00 sono già in agenzia e da qui partiamo verso Puyo, da dove inizia effettivamente il tour. Prima tappa è un allevamento di pesci, che i locali usano per nutrirsi. All’interno di queste vasche, se ne trovano diverse specie, ma quello che più cattura la nostra attenzione è il PAICHE, un gigante che può raggiungere anche i due metri di lunghezza. Questo pesce carnivoro ed aggressivo, si trova in alcuni fiumi dell’Amazzonia ed è un peccato vederlo rinchiuso in queste piccole vasche.
Lasciato l’allevamento, montiamo a bordo di una piccola imbarcazione, navigando per circa un’ora tra la fitta vegetazione, piccoli canali ed il fiume principale. Che sogno, mi sento in un documentario e questa volta sono io il protagonista. Fosse per me mi addentrerei sempre più, ma ovviamente non è possibile.
Raggiunta la nostra destinazione, lasciamo la barca e risaliamo sul nostro 4×4 fino a raggiungere un’altra parte di foresta ed iniziare una camminata che ci porterà su una piccola collina. Il sentiero è totalmente fangoso e per questo ci hanno dato, prima d’iniziare il tour, un paio di stivali in gomma. In alcuni tratti il fango è così tanto che sprofondo quasi fino al ginocchio. Dopo un bel po’ di fatica, ma tanto divertimento, arriviamo in cima e veniamo ripagati da un panorama che non lascia spazio all’immaginazione. Ecco una microscopica parte della foresta amazzonica apparire d’avanti ai miei occhi increduli. Che meraviglia la natura. Dopo qualche foto, decido di provare anche qui l’altalena simile a quella della Casa de Arbor, ma molto più alta e meno sicura e di conseguenza molto più adrenalinica e divertente. Dondolare a più di 50 m d’altezza ed avere davanti la foresta Amazzonica, mi suscita dell’emozioni che non si possono descrivere.
In lontananza il tempo non promette niente di buono. Il cielo inizia a diventare nero e così la guida c’invita ad accelerare la discesa verso la Jeep. Purtroppo è tardi ed inizia un violentissimo temporale che non ci lascia scampo. In pochissimi minuti siamo fradici, ma non possiamo fermarci. Il fango diventa sempre più scivoloso e si creano dei piccoli corsi d’acqua che rendono il sentiero più pericoloso. Dopo non so quanto tempo, finalmente arriviamo al 4×4. Siamo letteralmente tutti bagnati. Saliamo a bordo e ci dirigiamo verso il nostro “ristorante”. Qui ne approfittiamo per asciugarci un po’, cambiarci e riscaldarci con una bella zuppa calda. Nella foresta Amazzonica, il livello dell’acqua cambia anche di dieci metri tra la stagione secca e quella delle piogge ed è per questo motivo, che tutte le strutture costruite nei pressi di un corso d’acqua, sono costruite su palafitte, per evitare d’inondarsi.
La pioggia non cessa di cadere, ma nonostante questo decidiamo di non rinunciare ad un altro piccolo trekking tra la fitta vegetazione. È la mia prima volta in un luogo così. A tratti mi ricorda il trekking nella Sierra Nevada di Santa Marta verso la Ciudad Perdida, in Colombia. Gli alberi sono immensi, la vegetazione è fitta con varie sfumature di verde, foglie giganti, corsi d’acqua. Sono nella natura che ho sempre amato e sognato. Sono finalmente in Amazzonia, un luogo così lontano dall’Italia. Una meraviglia che immaginavo ed inseguivo fino da quando l’ho studiata a scuola e l’ho vista nei vari documentari in TV. Durante il cammino, la guida ci mostra alcune piante medicinali, spiegandoci per cosa venivano ed in alcuni casi, vengono ancora utilizzate.
Dopo circa un’ora, arriviamo alla CASCADA HOLA VIDA. È molto più piccola rispetto alle altre viste durante la ruta de las 7 cascadas, ma la possibilità di bagnarsi ed il paesaggio circostante, la rendono indimenticabile.
L’ultima tappa di questo tour, è la visita ad una comunità indigena che vive qui. Ci accolgono con abiti e balli tradizionali, ma si vede palesemente che è una cosa montata per i turisti. Ci fanno sedere intorno al fuoco per assistere alle loro danze, spiegarci i loro usi e tradizioni. Con loro vivono anche una scimmia semi ammaestrata e due pappagalli coloratissimi che attirano, non poco, la nostra attenzione.
Alcuni di noi provano una cerbottana lunga circa due metri, mentre altri si fanno decorare la faccia con alcuni simboli, di un colore rosso ricavato da una pianta, dalle bambine della comunità. Ovviamente il tutto termina visitando l’immancabile negozio di souvenir.
Questa giornata ha suscitato in me due stati d’animo molto contrastanti. Da un lato, la voglia di scoprire l’Amazzonia ed è una cosa che farò meglio nei prossimi paesi e dall’altro, una delusione per vedere quanto certi luoghi abbiano perso la loro identità trasformandosi per noi turisti. La comunità, per quanto vera possa essere, recita una parte indossando abiti che una volta erano tradizionali, ma oggi sono solo dei costumi di scena. Peccato. In molti casi il turista, è vero che porta soldi e di conseguenza guadagni, ma distrugge anche l’autenticità di certi luoghi e tradizioni.