Devo essere sincero, dal Paraguay non mi aspettavo nulla di eccezionale o nulla che potesse farmi innamorare o sapesse sorprendermi e devo dire che questo piccolo Paese, ha confermato tutte le mie sensazioni. In verità ho trascorso qui solo pochi giorni, quasi una nullità rispetto al periodo trascorso negli altri, ma non mi è dispiaciuto andar via così presto.
Il Paraguay è, insieme alla Bolivia, uno dei due Paesi dell’America del Sud che non si affaccia sul mare, infatti confina a Sud e Sud-Ovest con l’Argentina, a Est e Nord-Est con il Brasile e a Nord-Ovest con la Bolivia.
Viaggiare qui mi ha dato la sensazione di essere tornato nella parte settentrionale del Sud America, la più povera, per via del basso tenore di vita e dei costi irrisori.
Lasciando alle spalle Foz do Iguaçu, cittadina brasiliana punto di partenza per scoprire le meravigliose Cascate di Iguazù, ho iniziato la mia avventura in Paraguay a CIUDAD DEL ESTE, la seconda città più grande del Paraguay dopo la capitale Asunsion e devo ammettere che il primo impatto con questo Paese non è stato dei più belli.
Ciudad del Este è una zona franca, si trova nella Regione della Tripla Frontera, ovvero il luogo in cui s’incontrano il Brasile, il Paraguay e l’Argentina. È una città particolare e lo si nota fin dal primo momento in cui la si raggiunge. Nei pressi della frontiera con il Brasile, sorgono centri commerciali, negozi, mercati che vendono praticamente ogni cosa, legale e non, originale e contraffatta, a prezzi molto bassi e ciò fa sì che molti brasiliani vengano qui per acquistare prodotti elettronici, accessori di grandi marchi o merce contraffatta per poi rivenderli nel proprio Paese, avviando un vero e proprio commercio illegale. Se qualcuno mi chiedesse cosa penso di questa città, a primo impatto, la descriverei come uno sporco, pericoloso ed illecito duty-free del sud America.
Un altro aspetto che mi ha fatto riflettere, è stata la possibilità di passare dal Brasile al Paraguay o viceversa, senza nessun controllo doganale e ciò favorisce, senza dubbio, i viaggi clandestini.
Una volta giunto al terminal di bus mi sono recato in ostello e la proprietaria mi ha detto che sarei dovuto tornare alla dogana brasiliana per far apporre il timbro di uscita sul passaporto e successivamente a quella paraguayana, per il timbro d’ingresso, in modo da regolarizzare il tutto. Per fare ciò sono tornato indietro, percorrendo a piedi il Ponte dell’Amicizia (Puente de la Amistad), che divide Foz do Iguaçu da Ciudad del Este. Se non mi fossi fermato in città a avessi proseguito verso altre destinazioni, l’avrei fatto clandestinamente, ma non per mia volontà. Questo accordo bilaterale tra i due Paesi, è senza dubbio un’arma a doppio taglio, comodo per facilitare l’ingresso e il commercio, ma la mancanza di controlli favorisce non poco il traffico di stupefacenti e commercio illegale. Tutto questo è sotto gli occhi di tutti, ma nessuno interviene per cercare di porre un freno.
Sarà stata la mancanza di pochi viaggiatori, ma mi sentivo osservato. Camminare tra le sue strade non mi faceva sentire molto tranquillo o a mio agio, soprattutto una volta sceso dal bus. Quando avevo lo zaino con me, sentivo una sensazione negativa, ma fortunatamente non è successo nulla.
Quando si viaggia in luoghi che non si conoscono, bisogna sempre prestare un pizzico di attenzione in più, capire dove siamo, com’è la gente, quali sono le zone più pericolose da evitare in modo da capire come meglio muoversi, se a piedi o con i mezzi pubblici.
Ho lasciato la città dopo un paio di giorni, giusto il tempo di vedere alcuni siti di mio interesse, come per l’appunto il punto di confine tra i tre paesi e le cascate del Monday.
2 commenti
Ciao. Bell’articolo soprattutto l’informazione sul visto. Se non ho capito male a ciulad puoi entrare ed uscire senza visto. Ma se ti addentri in Paraguay puoi farlo senza visto.
Tra un mese sarò a ciulad de Este m È vero che puoi fare buoni affari?
No, non è proprio così. E’ vero che puoi entrare a Ciudad del Este senza timbrare il passaporto, ma in quel caso si è clandestini. Una volta varcato il confine, bisogna presentarsi alla dogana e farsi apporre il timbro d’ingresso. Io sono stato lì cinque anni fa, quindi ora non so se la situazione sia cambiata oppure no.