Prima di partire molti mi chiedevano se fossi stato pronto per un viaggio del genere. Se fossi sicuro che lasciare tutto ciò che avevo costruito negli ultimi anni fosse la scelta giusta, se ci avessi pensato abbastanza e non fosse solo una pazzia nata dalla voglia di scappare. Ma scappare da cosa? Perché la gente pensa che la voglia di viaggiare, conoscere, scoprire e vivere una vita diversa dal comune voglia dire scappare?
Sono stato chiamato pazzo, folle, incosciente, anormale solo perché avevo deciso di seguire il mio cuore e ciò che realmente volevo. A me non interessava, in quel momento, avere uno stipendio mensile, comprare una casa o costruire una famiglia. Non erano le priorità della mia vita e questo per la maggior parte delle persone che mi circondavano, non era plausibile. “Non è normale ciò che vuoi fare”. Non facevano altro che ripetermi questo, ma quando gli chiedevo cosa fosse la normalità, non ricevevo nessuna risposta concreta.
Per loro la normalità era seguire ciò che fanno tutti. La linea temporale disegnata dalla società e che tutti dovrebbero rispettare, ma appena qualcuno esce da questa linea, viene etichettato come fuori di testa. C’insegnano che nasciamo, cresciamo andando a scuola poi c’è chi prosegue gli studi e chi inizia a lavorare e nel frattempo dovremmo trovare una compagna di vita, iniziare a pensare ad una famiglia e una casa nostra. Tutto bello e perfetto, per chi sogna e desidera questo tipo di vita, ma non per me. Allora non pensavo minimamente ad una famiglia e alla stabilità economica. Tutto ciò che desideravo era vivere l’avventura più grande della mia vita e realizzare il mio sogno. Al resto ci avrei pensato al momento opportuno.
Avevo capito che la quotidianità mi aveva ucciso dentro. Per sette anni, sei volte a settimana, mi chiudevo in un ufficio svolgendo quasi sempre le stesse cose ed avevo solo tre settimane di ferie all’anno per viaggiare. Pura follia! Lavoravo dieci ore al giorno e avevo pochissimo tempo per me. Era questa la vita che volevo? Vivere per lavorare?
Per anni mi sono posto questa domanda e quando ne parlavo con qualcuno, ricevevo sempre la stessa risposta:
Che vuoi farci, così è la vita!”
Quella risposta piena di rassegnazione non l’ho mai accettata tanto da evitare di parlarne con la gente pur di non sentirla più.
Quando finalmente avevo trovato dentro di me la voglia di reagire, sapevo a cosa sarei andato incontro, ma ormai ero sicuro delle mie scelte. Avevo le spalle larghe per assorbire le critiche. Sarò un fuori di testa incosciente? Me ne pentirò? Non sarà un problema, rispondevo. Meglio sbagliare seguendo il mio cuore e non ciò che gli altri mi dicevano di fare.
Fortunatamente ho sempre fatto ciò che credevo giusto e difficilmente mi sono pentito di qualcosa. Penso che se prendiamo una determinata decisione, lo facciamo credendo sia la cosa migliore da fare in quel momento. Ogni scelta e decisione ci aiuta a crescere, migliorare e ci porta ad essere le persone che siamo. Ero sicuro che anche questa volta non mi sarei pentito, anzi avevo sensazioni positive ed ero sicuro che sarebbe andata alla grande.
La mia avventura sarebbe dovuta durare sei mesi, ma dopo un mese in giro per la Colombia avevo capito che era praticamente impossibile girare per tutto il Sud America in così poco tempo e ho deciso di non pormi nessuna scadenza, ma vivere a pieno ogni cosa e sarei rientrato quando avrei ritenuto fosse il momento giusto.
Alla fine i sei mesi sono diventati quattordici e l’esperienza vissuta è stata la più bella della mia vita, ma andiamo con ordine.
Quando ho deciso che era giunto il momento di prendere in mano la mia vita e realizzare il mio sogno, ovviamente ero felice, carico, deciso, ma allo stesso tempo ero pieno di dubbi, di perplessità, di paure.
La paura è la cosa che più ci frena. Il cambiamento, l’incognito e il terrore di non farcela ci bloccano e non ci fanno vivere a pieno la nostra vita. Di quante cose ci priviamo a causa della paura? Troppe.
Avevo deciso di partire anche per superare alcune piccole paure, per mettermi in gioco e dimostrare a me stesso che potevo fare molto di più di quello che immaginavo. Nelle situazioni difficili esce la nostra vera forza e ciò che realmente siamo.
Non lasciatevi bloccare dalla paura, perché nella maggior parte dei casi basta fare il primo passo per lasciarsi alle spalle la metà delle paure iniziali. Ogni novità porta con sé delle insicurezze, dei dubbi e appunto delle paure, ma l’importante è avere dentro di sé la convinzione di farcela. La sicurezza di esserne all’altezza e di riuscire a superare ogni difficoltà con la mentalità giusta. Bisogna cercare di rimanere sempre positivi, anche nei momenti più difficili, perché positività attira positività. Io credo molto nella legge dell’attrazione e molto dipende da ciò che sentiamo dentro.
Il 28 febbraio 2018 ho preso quel volo con un unico pensiero, godermi al massimo questa avventura, qualsiasi cosa fosse accaduta. Avevo scelto sei luoghi che avrei voluto e dovuto assolutamente visitare e cioè: il trekking di quattro giorni per raggiungere la Ciudad Perdida in Colombia, il Salkantay Trek di cinque giorni per raggiungere Machu Picchu in Perù, il Salar de Uyuni in Bolivia, la Patagonia tra Cile e Argentina, le Cascate di Iguazù e l’Amazzonia inclusa la navigazione sul Rio delle Amazzoni.
Questo era l’unico programma che mi ero prefissato, per il resto volevo essere totalmente libero da qualsiasi tipo di vincolo e durante questa esperienza ho capito veramente cosa volesse dire la parola LIBERTÀ!
Ho viaggiato e vissuto facendo esattamente quello che avevo voglia di fare. Non avevo programmi, non avevo vincoli ed era una sensazione bellissima. Quello che per alcuni è indispensabile, ovvero una programmazione dettagliata, per altri è quasi una sensazione di schiavitù. Come sono belle le diversità e viaggiare è uno dei modi migliori per scoprirle. Confrontarsi con altri stili di vita, altre culture non può che farci crescere e rendere persone migliori. Le diversità ci arricchiscono, ci aprono la mente verso nuovi punti di vista. Ho visto bambini, anche molto piccoli, viaggiare e giocare con i loro coetanei di altre parti del mondo. Non parlavano la stessa lingua, alcuni non parlavano neanche, ma erano uniti tra loro. Nei loro occhi non c’era differenza tra il colore della pelle o la forma degli occhi. Quei bambini, domani saranno degli adulti migliori e più aperti alle diversità.
Durante la mia avventura ho capito l’importanza del tempo, una delle cose più preziose che abbiamo e forse una delle più sottovalutate. Molti di noi credono di essere padroni del proprio tempo, ma questa è pura illusione. Il tempo corre via e non torna mai indietro e noi né “perdiamo” così tanto.
Quante volte ho sentito dire: “Quando andrò in pensione sarò libero di fare quello che voglio” ma chi ci assicura che quel momento arriverà? Perché dovremmo aspettare un ipotetico futuro per fare qualcosa che ci piace? La vita è ora e non domani. Non sapremo se in futuro avremo tempo o ci sarà tempo, quindi bisogna vivere il presente cercando di fare ciò che ci fa stare bene. Passate più tempo con le persone che amate e vi fanno stare bene, dedicate più tempo alle vostre passioni, ai vostri sogni. Iniziate a farlo adesso. Non rimandate la vostra serenità.
I primi giorni ho iniziato a imparare lo spagnolo, mai parlato in vita mia se non fosse per le poche ore di lezione durante gli anni di scuola media, ma che avevo totalmente rimosso. Ogni giorno imparavo parole nuove, mi facevo capire e i colombiani facevano di tutto per aiutarmi. Ah i colombiani, che popolo meraviglioso.
Dopo un paio di mesi ero abbastanza padrone della lingua, riuscivo a comunicare con tutti.
Il viaggio mi ha dato la possibilità di imparare lo spagnolo, un po’ di portoghese e migliorare il mio inglese. Quelle che sarebbero potute essere paura, la possibilità di non poter comunicare, di non farsi capire, alla fine si sono trasformate in capacità e conoscenza.
Il viaggio mi ha cambiato, mi ha migliorato, mi ha fatto capire tante cose e sono contento della mia metamorfosi, sono contento del “nuovo” Fabio. Ho vissuto esperienze che non avrei mai immaginato e non avrei potuto vivere se non avessi stravolto la mia vita. Il mondo è così grande e il tempo così poco. Ho conosciuto persone fantastiche che mi hanno arricchito, ho vissuto esperienze forti che mi hanno dato la possibilità di crescere e rendermi più forte. Ho pianto, riso, gridato, gioito amato e alcune volte tutto nello stesso momento, come ad esempio quando ho raggiunto la vetta del Vulcano Cotopaxi in Ecuador a 5897 m. Non avevo mai fatto nessuna scalata in vita mia, non ero quasi mai stato in montagna, eppure avevo deciso di provarci. Non dimenticherò mai la fatica di quella notte e l’esplosione di gioia provata una volta in vetta. Le prime volte non si scordano mai e in Sud America ne ho vissute veramente tante.
Durante tutti i quattordici mesi sono sempre stato positivo, ho seguito il mio istinto e le mie sensazioni, cose fondamentali in viaggio e nella vita e non ho mai avvertito e vissuto nessuna sensazione di pericolo. Ovviamente sono stato anche fortunato, perché senza fortuna non si va da nessuna parte, però ho fatto di tutto per evitare qualsiasi inconveniente.
L’unico momento in cui ero un po’ più pensieroso o preoccupato, è stato durante le settimane precedenti al mio ingresso in Brasile. Avevo sentito così tante storie spiacevoli che mi avevano messo un po’ in ansia, fino a quando un giorno, durante il trekking per raggiungere la Laguna de los Tres in Patagonia, mi sono fermato, mi sono guardato intorno e ho pensato che era assolutamente inutile preoccuparsi di ciò che sarebbe successo in Brasile, perché così facendo non mi sarei goduto il presente in uno dei luoghi più belli della Terra e avrei vissuto con angoscia l’attesa del futuro. Da allora la mia mente è stata sgombra da ogni pensiero negativo sul Brasile e durante i tre mesi di permanenza nel Paese più grande del Sud America, ho vissuto solo esperienze e incontri bellissimi.
In conclusione, ero pronto? Per alcune cose si, per altre no, ma lo sono diventato durante il mio percorso di crescita. Non sapremo mai se saremo pronti o meno, finché non muoviamo il primo passo e ci lanciamo verso nuove sfide. Ero partito per vivere un sogno e per mettermi in gioco. Sono tornato con nuove consapevolezze, nuove conoscenze e con un bagaglio di esperienze inestimabile.
Vuoi venire con me alla scoperta del mondo vivendo esperienze uniche e fuori dal comune? Guarda i viaggi in programma e prepara lo zaino. Ti aspetto!
6 commenti
Ho letto il tuo articolo, hai avuto tantissimo coraggio e perciò ti ammiro, lasci tanta positività e curiosità, è difficile abbandonare tutto quello che può essere concreto e vivere realmente la propria vita. Bravo Fabio
Grazie Giusi. Io credo che ognuno di noi debba provare a vivere la vita che sogna, perché non avremo altre possibilità per farlo.
Ciao! sto programmando un giro tra Cile Bolivia Argentina e Perù… ho letto vari articoli sulle problematiche legate all’altitudine… hai qualche suggerimento in merito? È vero che bisogna procedere con un itinerario che gradualmente ti espone ad altitudini maggiori? Hai avuto malessere fisico in qualche escursione e, se si, come l’hai gestita?
Si accettano consigli! Grazie in anticipo 🙂
Ciao Susy, come hai scritto, per evitare i problemi legati all’altitudine basta acclimatarsi. Per farlo devi salire gradualmente, ma tranquilla che non avrai nessun problema, a meno che tu non vada da 0 a 5000 m in un giorno. Io non ho avuto nessun tipo di problema, nonostante sia arrivato a più di 6400 m. Nel caso dovessi aver bisogno, durante un trekking in altura potresti masticare le foglie di coca e prima d’iniziarlo bere una tazza calda di mate di coca. Hai scelto dei Paesi meravigliosi e se dovessi aver bisogno di qualche consiglio, chiedi pure, altrimenti buon viaggio 😉
Ciao meraviglioso contenuto! Grazie di portare questa entusiasmante esperienza!! Una domanda, come hai fatto con i vari permessi per il tuo soggiorno in quei mesi?
Ciao Sara, grazie mille :-D. Viaggiare in Sud America è molto semplice, perché non hai bisogno di nessun visto per entrare nei vari Paesi e puoi restarci per 90 giorni.